I fallimenti italiani semestrali scendono per la prima volta al di sotto delle seimila unità (-3.6%), consolidando il trend di recupero da tempo avviato. E’ soprattutto l’industria, stante le più recenti rilevazioni, ad offrire il contributo più significativo, avvicinando i valori assoluti toccati l’ultima volta nel 2009. Solamente nel 2010 il numero delle aziende italiane ad aver dichiarato fallimento è stato inferiore a quello odierno. Il distacco rispetto al secondo trimestre del 2014, quando fallirono oltre quattromila aziende, è evidente. Il miglioramento è netto in particolare nel secondo trimestre, che registra meno di tremila casi, il 6.1% in meno, rispetto al periodo corrispondente.

Anche ora, tuttavia, il gap rispetto ai livelli pre-crisi resta ampio: dai quasi quattromilaseicento default del primo semestre 2009 l’impennata è ancora vicina al 30%. Un divario che ormai è stato praticamente chiuso per l’industria, tornata sui livelli di nove anni fa, mentre in altri settori resta ampio.

Esemplificativamente, per quel che riguarda i fallimenti italiani nel periodo gennaio-giugno 2018, per i servizi siamo ancora a livelli più che doppi rispetto al 2009, il commercio è a +58%, l’edilizia a +41%.

Più frastagliato il quadro in termini regionali, dove le regioni manifatturiere si muovono a velocità diversa. Veneto ed Emilia Romagna vedono infatti per i default un calo a doppia cifra, mentre Lombardia e Piemonte oscillano attorno alla parità.

Ancora in difficoltà invece Sicilia (+7,9%) e Calabria (+25,2%), che insieme alla Basilicata (qui però i casi sono solo 30), rappresentano le uniche regioni italiane a presentare numeri in crescita percentuale ancora significativa.

I fallimenti italiani a giugno 2018 in calo netto

I dati rilevati dalle più affidabili ricerche, confermano il trend positivo degli ultimi anni, con i fallimenti a giugno 2018 in calo netto, rispetto al medesimo periodo del 2017.

Anche se a livello nazionale i segnali di rallentamento in arrivo dalla produzione e dall’export si intensificano, in generale va osservato che le situazione complessiva dell’economia è ben diversa rispetto al periodo della crisi, come del resto dimostrato dal mood degli imprenditori.

A luglio l’indice di fiducia delle imprese registrato dall’Istat resta sostanzialmente stabile, non distante dai massimi pluriennali attorno a cui oscilla ormai da tempo.

Segnali negativi provengono dal settore dei servizi e del commercio al dettaglio dove l’indice diminuisce, mentre l’indicatore resta stabile nel comparto manifatturiero e fortemente positivo in quello delle costruzioni, dove tocca un nuovo massimo da dieci anni.

Analizzando le componenti, nell’area manifatturiera peggiorano i giudizi sugli ordini per il secondo mese consecutivo, mentre migliorano le attese sulla produzione. Nel settore delle costruzioni si registra un deciso miglioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle aspettative sull’occupazione.

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