Quello delle conserve ittiche si conferma essere uno dei comparti più virtuosi del Made In Italy in tutto il mondo.

Pur mantenendo un aspetto tradizionale, negli ultimi anni il settore delle conserve ittiche ha saputo evolversi puntando all’innovazione.

Già dal 2020, quando il Coronavirus ha modificato le abitudini dei consumatori, le conserve ittiche hanno fatto da padrone tra i prodotti a lunga conservazione ad alto valore nutrizionale.

Per quanto riguarda il comparto conserviero ittico che, oltre al tonno in scatola, comprende anche acciughe, sgombri, salmone in scatola e sardine, il fatturato del 2020 è di circa 405 milioni. Se si tiene poi conto anche delle altre specialità e del salmone affumicato, il valore totale del settore conserviero ittico sfiora i 2 miliardi di euro.

Nel 2020, infatti, il mercato italiano delle conserve ittiche avrebbe sfiorato i 2 miliardi di euro, con una produzione nazionale di oltre 80.300 tonnellate.

A primeggiare tra tutti i pesci è il tonno in scatola, in particolare il 41% dei giovani consumatori, tra i 18 ed i 25 anni, lo mangerebbe 2/3 volte a settimana (fonte: indagine Doxa 2021 per Ancit, Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare).

Il valore di mercato nazionale del tonno in scatola, confrontando i dati con quelli del 2011, è aumentato del 31,3%, mentre la produzione italiana del 18% ed il consumo pro-capite del 17,4%.

L’Italia si conferma quindi essere uno dei principali mercati mondiali per il consumo del tonno in scatola e secondo produttore europeo, subito dopo la Spagna.

Orgoglio italiano, quindi quello delle conserve ittiche, tutelato da Ancit e che rappresenta l’eccellenza della tradizione gastronomica italiana, contribuendo al prestigio del Made in Italy in tutto il mondo. Tutto lascerebbe presagire acque tranquille, dal punto di vista finanziario, anche per il 2022, ma è sempre consigliabile ricorrere a strumenti preventivi a tutela del credito.

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